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Fondazione
Eleutheria

promotore di
attività culturali

Abbiamo selezionato dodici artisti under 40 in quanto espressioni di una ricerca che, in un continuo divenire, punta alla verità, alla personalità, energie dell'oggi e configurazioni di ideali futuri. I dodici artisti creano questo evento, che prende forza e valore proprio nella diversità di ciascun autore. In ognuno di essi e' la libertà d'azione che governa sull'evoluzione creativa. Le differenti direzioni creative intraprese ai suddetti mostrano un panorama artistico sufficientemente esaustivo nel campo dell'odierna sperimentazione ceca. La tensione emotiva e' una componente comune degli artisti selezionati. Ciascuno di loro si prefigge di raggiungere un proprio ideale che va sicuramente al di la' del canone classico di bellezza e delle varie correnti. Nel dubbio, essi cercano l'armonia della vita ed un modo di manifestarne l'essenza. Divisione esistenziali e pensiero collettivo sono componenti essenziali di ciascuna ricerca, spesso costantemente relazionata ad una profonda esigenza individuale.

Espressioni essenziali in cui si percepiscono minimalismo o irrequiete ambientazioni, segni-graffi di protesta o composizioni materiche, tutti e tutto rappresentano dei "campanelli sensoriali" in cui l'idea classica del bello non è più esigenza primaria, ma rileva delle intuizioni sociologiche, matrici di una produzione contemporanea. Muta protesta in cui si "annusano" nell'aria le fragranze di devianze artistiche, coscienti che non esistono formule sicure per produrre un lavoro "perfetto". Beata imperfezione.......

Tets Ohnari incide trame che, mantenendo il tremolio lieve e vibrante, creano mappe. Significativa l'opera "Line and space No.3" (2013) in cui lo specchio ricorda il riflesso dell'acqua, fonte di vita. Il rimando alla ricerca dell'isola che non c'è oppure alla ricerca di civiltà non ancora scoperte conduce ad una estetica in bilico tra manualità seicentesca e immaginazione futura. Ohnari, al pari dei grandi viaggiatori del passato, ha "navigato" per il mondo ed e' approdato a Praga. L'uso del materiale, il vetro, e' un elemento importante che ben rappresenta la contaminazione di tradizioni differenti, oltre il manufatto. Una ricerca che "si riflette" nell'opera "Manebimus 2013": due finestre-specchio, che dialogano in forma speculare. La prima si è frantumata casualmente (omaggio al Grande Vetro di Duchamp..) mentre la seconda e' realizzata da Ohnari con pazienza certosina, sicuramente tutta orientale, e la maestria di un calligrafo medioevale.

Anche Jakub Nepraš parla di vita, lancia richiami visivi dalle forti emozioni cromatiche e formali. Suono, luci, discorsi sull'arte. Il suo video collage "Babylon Plant" del 2006 e' una chiave di lettura del rapporto artista-ambiente, visione-sensazione, pensiero-azione. Il riflettere della mente fuoriesce da movimenti estetici. Filtri per gustare l'arte. La sacralità dell'evolversi di corpo e mente, spirito e materia, emozione e ragione, sono metodi di lettura. I sensi della creazione coinvolgono l'osservatore e catturano la vista: oltre la pura apparenza, sostanza di estetica progettuale. Movimento.

Tre i lavori di Ondřej Oliva: "Ungodly fruit II" (bronzo del 2011), "Ungodly fruit I" ( in alluminio del 2010) e "Aggressive stance" (2011). La forza di quest'ultimo si percepisce maggiormente osservandolo prima a distanza e poi da vicino. Infatti, da lontano, in prospettiva centrale, si percepisce una forma che ricorda un missile, una fantastica navicella spaziale in cui si possono riconoscere elementi di uso comune, quali le grandi forchette (ricontestualizzazione pop) che racchiudono una massa rossa , un "blob informe" bloccato. Materia e spazio anche nelle due opere in bronzo ed alluminio. In esse la circolarità, il movimento, il rapporto tra vuoto e pieno, e' ancora piu' esplicito. I materiali s'impossessano dell'ambiente, che diventa altra materia oppure contorno aerodinamico di opere che fanno riflettere sull'evoluzione sociale e tecnologica dell'umanità.

Jan Kalab vive in un mondo di sfere. Tra quelle esposte "Revealing a blue sphere" (2013): una sfera dipinta, sospesa, pronta a "lasciarsi andare" nell'etere. Un globo che formalmente sembra uscito da un soffio sprigionato dall'opera tridimensionale "Alternate planes in white" (2012). Non possono non venire in mente le storie di importanti ricerche geometriche-spaziale (in particolare Fontana) e spunti di pensiero riferiti ad un Optical rivisitato. Un lavoro giocato tra quadri e cerchi. Dimensioni. E poi, ancora, eccoci dentro ad un cerchio blu ("Inside a blu circle" , 2013), un tuffo acrilico su tela che cambia colore e direzione, seguendo i movimenti degli sviluppi della vita, delle stagioni, come "June" (2013): colore che invade, l'occhio dell'osservatore viene catturato dagli occhi dell'artista, che vivono dentro e fuori dell'opera. Globi, sguardi, visioni.

Jakub Matuška (Maška) con lo spray scrive sceneggiature di vita urbana. "Tram" (2010), "City" (2011) e "Adventure Playground" (2011) sono le testimonianze-opere esposte. Figurazione, sintesi descrittiva che supera le regole della prospettiva. Visioni e racconti del quotidiano tra comico e tragico, sovrapposizioni di narrazioni della società. Sogno e realtà per riflettere sull'oggi. Coinvolgenti ingorghi della quotidianità carichi di energia. Questi lavori attraggono e catapultano l'osservatore dentro ad una sorta di caos dove tutti sembrano cercare qualche cosa. Una dimensione urbana popolata da esseri reali, a volte abbozzati, che convivono con creature metafisiche. Street Art originale e di alto valore simbolico ed artistico.

Matěj Rejl dipinge ad olio, a volte inserisce trame acriliche: "Draper - Majta" e " Draper -Vojta" "Linda" (2013). Il più giovane degli artisti esposti realizza ritratti in cui si coglie tecnica pittorica ed attenta osservazione delle espressioni e delle azioni dell'uomo, che raffigura cogliendo intensi particolari emotivi.

In "Jakub" (2011), "Jakub 3" (2012) e "Bathtub Vana" (2013), Jan Mikulka coglie l'istante, fotografa azioni ed espressioni del momento. Sono attimi filtrati dalla pittura, pronti per rivivere in posti e tempi diversi. Esempi di un'arte che mantiene nella sua contemporaneità un legame con tradizioni pittoriche di stampo europeo, ma soprattutto un nesso ideologico con la corrente iperrealista americana. L'artista ceco si differenzia per una matrice insolitamente meno fredda, nonostante la precisione nell'uso della tavolozza cromatica.

Toni su toni e stesure alternate nella direzione colgono le tele di Zdeněk Trs. Acrilico ed olio si sfumano in "Sphere II" (2013), "Landscape" (2011) ed Horizon (2011). I chiaroscuri si sovrappongono, i volumi sono resi da stesure ampie di colore oppure da ombreggiatura fondamentali per creare apparente profondità. Astrazioni in cui il paesaggio esiste, seppur velato da "pittura e pittura". Per l'artista la precisione e' fondamentale per raggiungere il suo obiettivo estetico. Tramite il grigio, Trs riesce a suggerire una visione in bianco e nero del mondo, mantenendo in profondità il colore, che esiste ma, magicamente, non affiora.

La materia e' primaria per le opere informali di Martin Matoušek . Tecniche miste di grandi dimensioni. Tra tutte: "Untitled" (2013 e 2012) e "Still life in mark" (2013). Con ampia gestualità l'artista struttura le tele. Pennellate ed aggregati materici si alternano con equilibrio. Ampie finestre aperte su luoghi, che sembrano visti in lontananza, accennati nei contorni di immagini quasi sfocate. Si percepisce forza anche fisica, un legame intenso, quasi corporale, tra le mani dell'autore ed i suoi lavori. Si coglie una sorta di fatica nella realizzazione, conseguenza di un conflitto tra il pensiero effimero ed il progetto duraturo.

Colori primari o, comunque, intensi nelle opere di Hana Babak. L'uso di tecniche miste si sviluppa sia in lavori bidimensionali (si veda, in particolare "Sea of red" del 2012) che nelle installazioni. Da un tutt'uno iniziale, tramite manipolazioni e gestualita', l'artista realizza forme di differenti spessori caratterizzate da una vorticosa circolarita'. La materia viene plasmata e sprigiona una forte carica interiore.

Tecniche e materiali diversi decontestualizzano oggetti e creano le installazioni a parete di Martin Kocourek. In esse - si veda ad esempio "Landscape" del 2011- la luce, elemento filtrante e fondamentale per creare volumi, illumina e viene a sua volta catturata da altri elementi presenti. Critica e poesia convivono nell'animo dell'artista. Fili che escono da una bandiera ("Flag II" del 2008), finestre sulla storia, cose trovate, cercate o realizzate diventano altro. L'aspetto concettuale e' predominante, ma il bisogno di un'estetica funzionale resta insopprimibile. Esiste forse per questo artista la speranza di trasformare il mondo contemporaneo in un futuro migliore?

Genny Di Bert

(curatore Fondazione Eleutheria)