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Fondazione
Eleutheria

promotore di
attività culturali

PARMIGIANINO. Grafica e fortuna critica

 

Palazzo Belvedere del Castello di Praga

17. 5.–24.6. 2018

La mostra d`arte dedicata ad uno dei più importanti pittori del Manierismo italiano ed europeo: Girolamo Francesco Maria Mazzola, detto il “Parmigianino” si è svolta dal 17 maggio al 24 giugno 2018 presso il Palazzo Belvedere del Castello di Praga.

L`esposizione titolata “Parmigianino. Grafica e fortuna critica”, a cura della Fondazione Eleutheria in collaborazione con l’Amministrazione del Castello di Praga, ha proposto circa 68 opere, una serie di disegni e incisioni provenienti da istituzioni pubbliche e private.
Per l’importanza dell’autore e la rarità delle opere che erano esposte (alcune mai esposte fino ad ora al pubblico), hanno rappresentato, senza alcun dubbio, una delle esposizioni più importanti realizzate su questo artista. Una grande rilevanza è stata riservata alla parte esplicativa della rassegna dove in doppia lingua (italiano e ceco) si è cercato di far emergere, oltre all’importanza del Parmigianino artista, fondamentale esponente della corrente manierista in Italia, anche la complessità dei rapporti storici e culturali che da almeno sette secoli legano le due città.

Una “maniera” che, di fatto, il pittore emiliano trasferì non solo sulla “tela”, realizzando capolavori d’inestimabile bellezza, ma anche in disegni e incisioni. Già ai suoi tempi, infatti, il Parmigianino fu considerato un grande maestro del disegno, rappresentando, nelle sue opere, figure, spesso protagoniste di scene a tema sacro o mitologico, molto apprezzate per la loro intensa armonia e dolcezza nelle forme e nelle proporzioni.

L’esposizione, accolta per l’occasione all’interno del prestigioso Palazzo d’estate della Regina Anna di Praga, coinvolge il visitatore in un viaggio artistico che prende il via da una serie di capolavori del maestro manierista per poi spingersi oltre, verso un approfondimento della fortuna e dell’influenza che la delicata e raffinata arte del Parmigianino ebbe anche sull’attività “grafica” di artisti suoi contemporanei o successivi. Tutte le opere sono state gentilmente messe a disposizione dalla Galleria Nazionale e dalla Biblioteca Palatina di Parma, dalla Fondazione Cariparma, dalla Fondazione Franco Maria Ricci e da alcuni collezionisti privati italiani.

Nell`ambito del progetto la fondazione Eleutheria ha pubblicato la monografia dedicata alle opere di questo pittore manierista e dei suoi successoi, sotto lo stesso titolo “Parmigianino. Grafica e fortuna critica”.

“Parmigianino a Praga”
Citazione dal libro “Parmigianino. Grafica e fortuna critica”:

“Parmigianino non conobbe il mondo “se non pieno di fastidi e di noie”, ci informa il Vasari quando annota della sua morte, il 24 agosto del 1540. Così il pittore, conosciuto per l`aspetto gentile e minuto, usciva di scena dopo una vita breve, travagliata e scandalosa. Lo ritroviamo allora selvatico e barbuto, “mal condotto” e “fatto malconcio e strano”, assorbito da un`ossessione che sembrava avergli pregiudicato il support della stessa famiglia, dissestato le finanze, allontanato dal pennello, sino ad avergli corrotto corpo e mente: la pratica alchemica. Circa mezzo secolo dopo, da un`altra parte d`Europa, Rodolfo II d`Asburgo tesse nella sua Praga una maglia occulta e straordinaria, che, originandosi dalla molteplicità dei suoi interessi, dalle sue caleidoscopiche ossessioni, sino, non ultima, da una personalità altrettanto difficile ed ossessiva, abbraccia e riveste la città intera, definendone per sempre il carattere, così come noi lo conosciamo: Praga la città del Nero e dell`Oro, Praga Magica, Praga Alchemica. Rodolfo II, che viene menzionato da Chatwin come modello di collezionista esemplare – nella compulsiva raccolta di “wunderkammer” dello zio l`Arciduca Ferdinando del Tirolo, poliglotta e colto, ma che di sè scrive pochissimo, altalenante tra stati di profonda malinconia e sofferenza e momenti di completa esaltazione, taciturno: è l`Asburgo che si isola costruendo attorno a sé un mondo concluso, fuori dall`ordinario, una corte eterodossa che si nutre della stessa tirannia del governatore, che chiama a sè maghi, artisti, alchimisti, astrologi, tenendoli stretti anche con metodi che oggi definiremmo poco ortodossi. Rodolfo è la chiave del manierismo praghese, la pratica alchemica e la ricerca sono permeanti, ed in questa ricerca, fra i capolavori di tanti artisti, pensiamo abbia prediletto Francesco Mazzola. Quel Parmigianino che, in quest`occasione, ritroviamo disegnatore eccellente, tanto che i suoi disegni sono davvero opere “finite”, pronte, naturale ispirazione per artisti con minor estro, destinati, già all`epoca sua, ad essere venduti, o regalati. Sono fogli finissimi, alcuni dei quali trovavano una naturale traduzione nell`incisione, mezzo perfetto per la promozione del proprio lavoro, gestita in prima persona. Primi fra i primi, alcuni di questi vennero affidati alla tecnica dell`acquaforte, che, anzitutto permise la diffusione delle sue opere alimentandone l`influenza sui suoi successori nel verbo del manierismo, e che, non ultima, richiedendo l`uso d`acidi, di alchemico ne aveva tutto il sapore. A quanto pare “peritissimo alchimista”, che la pratica di tale straordinaria scienza abbia avuto origine dalla necessità della tecnica all`acquaforte, o che davvero sia stata alimentata da un interesse divenuto poi totalizzante, è la parabola manierista di Parmigianino ad essere straordinaria: tanto quanto la folle pratica di congelare il mercurio è piegare il vero e la natura, un reinventarli, così la maniera del Mazzola è sì un gioco di carni, erotiche e tenerissime, ma soprattutto una voluta reinvenzione del vero. Quando c’è, il vero è solo apparente; le figure, dolci e graziose dalla carne all`atteggiamento, lo sono nel gioco dell`anti-classicismo e dell`asimmetria, spinti sino alla rottura degli equilibri del Rinascimento. Allora lo slancio di Rodolfo II. verso Parmigianino non poteva che essere naturale, perchè nella sua mano e nella sua visione, pensiamo, egli si riconosce: lo vuole, e fra le fantasie dell`Arcimboldo e le esplorazioni dei prodigi naturali ed artificiali, acquista il “Cupido che fabbrica l`arco”, tra il 1603 ed il 1605. Alla corte Rudolfina, che è la corte di Joseph Heinz, Bartholomäus Spranger, Hans von Aacken, l`opera viene vista, ammirata, studiata. Heinz il Vecchio ne realizzerà una raffinatissima copia; Ian Speckaert del Parmigianino ne assorbirà lo stile addirittura tramite il suo influsso a Bologna, Verona e Venezia, e particolarmente Spranger, pittore ufficiale di Rodolfo dal 158, ed il cui studio viene visitato spessissimo dallo stesso Asburgo, troverà nel Mazzola un`affinità elettiva. Lo Spranger che imprime una tessitura sessuale ed erotica anche ad opere storiche e religiose, viaggiando verso Roma sosta a Parma, collabora sui ponti della Steccata, con il Soiaro – il più parmigiano dei cremonesi. Solo un furibondo litigio tra i due lo distrarrà dall`impresa. Soprattutto, si lascia sedurre dalle vergini del Parmigianino. È così che l`unicità del Mazzola influenza lo stile di un`intera corte, che, a circa 70 anni dalla realizzazione del Cupido, daranno il via alla Scuola Rudolfina, adottando e facendo proprio il verbo manierista e tutti i suoi crismi, cerebrale e languido, algido e misterioso, sfarzoso, erotico e di concetto, rappresentandone l`ultimo afflato. Non a caso, per la grande mostra tenutasi a Parma nel 2003, “Parmigianino e il manierismo europeo”, Sylvia Ferino-Pagden ha voluto rivolgere l`attenzione agli artisti della corte di Rodolfo II. In mostra, sono esposti 5 straordinari disegni e l`intera sua opera incisoria e quella degli imitatori e riproduttori. Fatto eccezionale, la presenza di una prova di stampa, probabilmente incisa a Roma, un unicum che racchiude sostanzialmente la metà della produzione grafica del Parmigianino (composta di 16 incisioni). Una sola tela, una copia tra quelle citate dalle fonti, di proprietà della Collezione Franco Maria Ricci: “Cupido che fabbrica l`arco”, il Cupido con acconciatura prettamente femminile, dalle natiche rotonde e dalle carni dipinte “a punti di luna”, vestito solo di quell`ambiguo che per Rodolfo II ed i suoi artisti non aveva solo il valore di un messaggio, ma la potenza di una risposta.”

- Giovanni Godi

L’esposizione, organizzata all’interno della manifestazione “Parma a Praga”, è patrocinata dal Presidente della Repubblica Ceca, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, dal Ministero della Cultura ceco, dall’Ambasciata d’Italia a Praga, da Praga città capitale, dalla Regione Emilia Romagna, dalla Provincia di Parma, dal Comune di Parma, dal Municipio di Praga 1, dall’Istituto Italiano di Cultura di Praga, dall’Università di Parma, dalla Camera di Commercio Italo ceca, dall’Unione Industriali di Parma.

Mostra promossa da:
Ufficio della Presidenza della Repubblica Ceca, Fondazione Eleutheria e l`Amministrazione del Castello di Praga

Comunicato stampa